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22 ottobre 2015

Argento o Acciaio: posate in tavola





Fino al 1500 le zuppe si sorbivano direttamente dalle ciotole, il cibo si prendeva e si portava alla bocca con le mani e come coltelli venivano utilizzati i pugnali usati come armi.
L’uso delle posate da tavola era considerato un lusso per nobili un po’ eccentrici.
Solo con il XVI secolo l’uso delle posate a tavola inizia a diffondersi, presso le corti e fra i nobili, realizzate prevalentemente in materiali preziosi come il cristallo, l’onice ed ovviamente oro e argento.
Intorno all’800, con la diffusione dell’acciaio a buon mercato, le posate conquistano anche le tavole della borghesia e del popolo.

Per comporre una tavola elegante ed in linea con i dettami del galateo è bene dotarsi di un servizio non troppo moderno e particolare.
Quando si sceglie un servizio di posate è bene assicurarsi che possegga le seguenti caratteristiche:


I coltelli devono avere la lama più lunga del manico
Le forchette devono possedere i rebbi lunghi, risultando più efficaci nell’infilzare il cibo
I cucchiai devono avere la tradizionale forma con la parte concava allungata, perché è la più efficace per raccogliere e portare agevolmente il cibo alla bocca.

Il servizio minimo di posate deve contenere per ciascun commensale:
Coltelli da portata
Forchette da portata
Cucchiai grandi
Cucchiaini
Forchette da dolce





Importante disporre per ciascun commensale anche di

Coltelli da frutta
Forchette da frutta
Palette per il gelato



Per poter servire in modo corretto le portate di un menu saranno necessari:

Mestolo
Pinza per spaghetti
Coppia di posate di servizio (cucchiaio e forchetta in formato più grande di quelli di portata)
Paletta per dolce
Coltello per torta
Cucchiaio da risotto
Coltelli per i formaggi
Mestolini per salsiere
Cucchiaio dosa gelato



Vi sono poi degli accessori speciali che non sono solitamente contemplati in un servizio abituale:

Coltello e forchetta per il pesce
Cucchiaino in corno o madreperla per il formaggio grattugiato
Posate di corno per servire l’insalata
Forchetta per le ostriche
Pinze per i crostacei
Pinza per il pane
Per tutte le grandi occasioni le posate in argento costituiscono la scelta ottimale. E’ ovvio che la cifra da investire è ingente e quindi non accessibile a tutti.
Una interessante alternativa al servizio in argento è costituita dalla lega d’argento: bella, meno costosa e più pratica. Non si ossida e può essere lavata in lavastoviglie.
Per inviti informali con amici saranno perfette posate in acciaio inossidabile, resistenti e pratiche da lavare.



Sono eleganti quelle con dettagli satinati, spiritose quelle con manici in materiali colorati che dovranno ovviamente concordare con i colori della mise en place.
L’importante sarebbe non mescolare i servizi … vero è che, se non possediamo il numero di posate per effettuare i cambi tra le varie portate, è lecito usare due servizi differenti sostituendoli al cambio di portata.
La mise en place perfetta non contempla mai l’utilizzo delle posate di plastica.



Veniamo a qualche piccola curiosità!
Quando si serve una carne particolarmente alta, ciascun ospite dovrà essere fornito di un coltello da carne con seghettatura molto pronunciata, posto alla destra solo poco prima di servire la portata.
Un trucco per far brillare l’argento in modo naturale è lucidarlo utilizzando il latte inacidito; per pulire macchie difficili ha un ottimo effetto la cenere delle sigaretta; l’acqua di cottura delle patate leva le macchie lasciate dai residui di uovo.
Per evitare che le posate in argento si ossidino è bene avvolgerle in fogli di carta velina e riporle quindi in sacchetti di plastica, ben chiusi e con meno aria possibile all’interno.
Nel Medioevo i nobili si spostavano nel corso del pranzo con le loro “navicelle”, preziosi cofanetti contenenti un calice, le prime preziosissime posate ed un rametto di rosmarino utilizzato come stuzzicadenti …
Vogliamo reinterpretare la tradizione? Leghiamo le posate con un nastro, infilando tra le posate un rametto di rosmarino e magari aggiungendo un piccolo dono in cristallo come ricordo.
Ovviamente sconsigliabile usare il rametto di rosmarino come nel Medioevo!




Ma … come si tengono e si utilizzano le posate?
Vi aspetto nel prossimo articolo!

Anna
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21 ottobre 2015

Plumcake con goccie di cioccolato e albicocche disidratate



...avevo voglia di un dolce per la colazione, più precisamente di un plumcake e dato che qualche giorno fa mi è arrivato il nuovo libro "Pasticceria in panificio", libro semplicemente meraviglioso, una piccola variazione e quella ricetta di Diego Crosara si sarebbe materiarizzata in breve tempo. 
Ho preso il necessario dal frigo e dalla dispensa e ho dato il via alle danze, pardon, abbiamo dato il via alle danze, io e la mia fedele aiutante... la mia "Princess".
Perdonate se il plumcake non ha la classica forma, abbiate venia, ma ogni tanto non sono io a prendere le redini, ma lei, che con i suoi 9 anni stravolge la vita di tutti e anche la cucina...
La ricetta originale prevedeva l'uvetta che noi abbiamo sostituito con delle goccie di cioccolato.
Poche pochissime mosse e il dolce per la colazione è pronto!!!

Ne ho portato anche un pezzo in ufficio e da quanto ho potuto vedere è stato molto gradito...


INGREDIENTI:

200 gr di zucchero;
200 gr di burro;
200 gr di uova intere;
300 gr di farina;
15 gr di lievito chimico;
100 gr di gocce di cioccolato;
60 gr di albicocche disidratate;
1 bacca di vaniglia;
1 scorza di limone.



PROCEDIMENTO:

In una planetaria con la K, montare il burro ridotto in pomata con lo zucchero, aggiungere una alla volta le uova, il sale, la vaniglia e la buccia di limone; incorporate la farina, precedentemente setacciata con il lievito, successivamente le goccie di cioccolato e le albicocche disidratate tagliate a piccoli dadini. Adagiate il composto nello stampo da plumcake. Cuocere a 170° fino a cottura.

 Alla prossima Marianna ed Elena
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20 ottobre 2015

Muffin con barbabietole rosse e pecorino decorati con humus di barbabietola


Sono state una delle poche fortunate che ha potuto partecipare al blogtour della maremma e conoscere il pecorino toscano D.O.P. ero quindi molto contenta di far parte delle 24 foodblogger che potevano studiare una ricetta per celebrare questa fantastica realtà.
Il problema è nato quando è arrivato l'assegnazione dell'ingrediente...Barbabietola...e che è ???
Io di rosso conosco solo il vino e bene essendo veneta, che ci faccio con la barbietola rossa?



E come un buddha quando va in meditazione mi siedo davanti alla mia biblioteca culinaria, cercando disperatamente un'ispirazione, per farvi capire com'ero messa la mia biblioteca è questa


Niente da fare ho provato anche a fare aummmm...come chi medita seriamente ma niente da fare.
E che faccio?
Amiche aiutatemiiiiii...vi prego... Elena Arrigoni e Marianna Bonello le mie amiche e compagne di sventure, mi dicono il souflè...nooooooo il sufflè mi sta antipatico che cavolo Marianna sempre a sti cavoli di francesi pensi.
Allora fai un lievitato, uffi sti lievitati tutti a fare lievitati, Elena non è perchè abbiamo il lievito madre adesso esistono solo i lievitati...
Niente da fare ci hanno provato in tutti i modi ma io NO imperterrita !!!!
Ho la testa dura come non so, lo dicono tutti...mmmm forse non è sempre un complimento.
Ma come ve lo devo dire che mi serve qualcosa di originale e fuori dagli schemi ?
Una notte, si vedo che avevo mangiaro un po' pesante non lo so...mi sveglio e dico CI SONOOOOOO...e quindi la mia mente diabolica o esaurita...non so bene quale delle due vi sgancia questa bomba di sapore...
E che ci devo fare se mi sento cittadina del mondo e la mia piccola città di 17.000 anime mi sta stretta? Si evadeeeeee....si sperimenta....

Comunque li ho serviti per cena come antipasto, i miei amici non poteva credere che dentro ci fossero la barbabietola e il pecorino, veramente un'esplosione di sapori, dolce e piccante al punto giusto, il pecorino esce dopo com'è giusto che sia.

Che vi devo dire a me piacciono...e anche ai miei nipoti che mi hanno detto, zia questi muffin rosa sono proprio adatti a te hanno il tuo colore.

Enjoy




Ingredienti per 12 muffin

100 gr di barbabietola rossa frullata

4 cucchiai di olio evo
225 ml di latte intero
1 uovo sbattuto
275 gr di farina tipo 1
1 cucchiaio di lievito in polvere per torte salate
50 gr di pecorino toscano dop grattugiato
sale e pepe q.b.

Procedimento
Pulire le barbabietole con un panno umido e cuocere in pentola per 20 minuti circa, il tempo per la cottura dipenderà dalla grossezza delle barbabietole.
Si può saltare questa paste, utilizzando le barbabietole precotte.
Frullare la barbabietola.
In una planetaria mettere la barbabietola frullata, aggiungere sale, pepe, l'uovo sbattuto, la farina, il pecorino, il lievito, l'olio.
Azionare a velocità bassa aggiungendo un po' alla volta il latte. Aumentare la velocità quando tutti gli ingredienti si sono amalgamati.
Continuare a lavorare l'impasto per 10 muniti.
Aiutandosi con un dosa gelato riempire i pirottini fino a 3/4.
Cuorere in forno a 200° per 20 minuti, tastare con uno stecchino che la preparazione sia cotta.
Far raffreddare prima di decorarlo.


Humus di Barbabietola
Ingredienti
150 g ceci (precotti)
80 g barbabietole (precotte, sottovuoto)
30 gr di pecorino toscano dop grattugiato
3 cucchiaini di olio di oliva

Procedimento
Fare la barbabietola a pezzetti. 
In un frullatore aggiungere la barbabietola, i ceci scolati, il pecorino. 
Tritare finchè il composto non sarà omogeneo.
A robot acceso aggiungi 3 cucchiai di olio e un goccio d’acqua fino ad ottenere la consistenza desiderata.

Riempire un sac-a-poche con hummus di barbabietola.
Scavare leggermente ogni muffin, e decorare con hummus di barbabietola.
Gratuggiare sopra un po' di pecorino per finire il muffin.




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19 ottobre 2015

Crostata all'antica con mele e lamponi



Partiamo dal presupposto che in pochissimo tempo abbiamo piantato talmente tanti alberi da frutto che molto probabilmente tra qualche anno dovrò andare al mercato a vendere tutti i loro frutti... ma come ho già detto molte altre volte noi siamo sempre esagerati... anche in questo.
Con l'arrivo dell'autunno anche le mie prime mele erano pronte, non so dirvi di preciso la varietà, posso solamente dire che la polpa è ben soda e la buccia rossa, mi verrebbe da pensare ad una Stark... e proprio con queste ho deciso di fare una deliziosa crostata, che in brevissimo tempo è andata a ruba. In tutti i sensi... 
Preparo il dolce con Elena, decidiamo quale marmellata mettere e ricadiamo su quella di lamponi, procediamo, tutto perfetto, inforno il dolce... beh il profumo che aleggia in casa era semplicemente delizioso, non vedo l'ora di toglierla dal forno, attendere pochi istanti ed assaporarne una piccola fettina... piccola...
Nel frattempo preparo il set fotografico. Prendo le tavole, la tovaglia, i piatti, il cavalletto e tutto l'occorente, il sole autunnale acora tiepico nelle ore centrali ci aiuta con i suoi magici riflessi. 
Il prato verde inzia a cambiare aspetto, le foglie dell'acero Liquidambar iniziano a mutare il colore, giallo, arancione, rosse e quel piccolo tocco di verde; le foglie del fico, grandi e gialle, volteggiano nel prato fermandosi sulla rete quasi come ragnatele! ll sole non riesce a riscaldare abbastanza il prato che rimane ancora umido.. si come set fotografico mi piace, oggi le foto le facciamo fuori.
La torta è pronta, il tempo che si raffreddi ed ecco pronta la mia "modella".
La adagio sull'alzatina di vetro, faccio tutte le mie fotine... e da cretina decido che devo andare in casa un attimo, senza pensare che fuori in giardino c'è il mio dolce pastore tedesco Pepe, in agguato...
Poi... la mia deliziosa torta con le mie primissime mele, sbaffata in pochi attimi dal mio caneeee!!!
Giusto una fetta per dire che era superba... alla faccia di mia figlia che se la rideva come una pazza...





RICETTA per 1 torta di 22-24 cm

500 gr di farina 00;
375 gr di burro morbido;
180 gr di zucchero a velo;
3 tuorli;
la scorza grattugiata di un limone;
4 mele, sbucciate e tagliate a dadi;
2 o 3 cucchiai di marmellata di lamponi.

SVOLGIMENTO:

Impastate nella planetaria, utilizzando la K, lo zucchero, il burro, la scorza di limone, le uova e metà della farina, aggiungete la restante farina solo quando l'impasto inizierà ad essere omogeneo.
Formate il classico panetto, avvolgetelo nella pellicola trasparente e riponete la frolla in frigorifero almeno per un giorno prima di utilizzarla.

Stendete la frolla, almeno di 4-5 mm, tenendo da parte quella che vi servirà poi per la copertura e foderate una tortiera con fondo amovibile.

Riempite con le mele tagliate creando una piccola collinetta al centro della torta; sopra di essa distribuite i cucchiai di marmellata di lamponi.

Coprite con la restante frolla e cuocete in forno ad una temperatura di 170° C fino a colorazione.

Lasciate intiepidire e servite.



Ricetta tratta da "I dolci di casa mia" di M. Santin




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18 ottobre 2015

Un giorno di condivisione con AIFB e CLUB RICHEMONT


Uno dei nostri desideri era proprio quello di partecipare ad un corso con il Maestro Giorilli, ma purtroppo non ci eravamo mai riuscite, vuoi per la lontananza, vuoi per altri impegni, il desiderio è sempre rimasto lì, chiuso in un cassetto. Poi... la comunicazione da parte dell'Associazione Italiana Food Blogger di poter partecipare a un corso con il Maestro e il Richemont Club Italia in collaborazione con il Molino Grassi e che fai non vai?!?

Il Richemont  Club Italia è nato nell'anno 1996 grazie alla passione di Piergiorgio Giorilli, suo fondatore, è parte di un'organizzazione internazionale, senza scopo di lucro, che sostiene i suoi soci nelle rispettive attività nel settore panificazione e pasticceria. Il Richemont Club Italia, offre moltissime occasioni di approfondimento e specializzazione della professione grazie a corsi, stage, simposi internazionali, visite alle aziende ed incontri con pubblico.

Durante la giornata il Maestro ci ha regalato moltissimi consigli legati alle ricette in programma e non.

Ci ha elencato alcuni prodotti che inibiscono la lievitazione, uno è lo zenzero. Ci ha consigliato a che punto mettere il sale e l'olio nell'impasto, ha sfatato alcun miti in merito alla panificazione casalinga.

Abbiamo avuto l'opportunità di portarci a casa un pezzettino del suo lievito madre, che ora teniamo nei nostri frigoriferi. Un lievito madre da un profumo spettacolare...


Il programma del giorno èstato il seguente:

pane con lievito madre in acqua a 1 impasto;
baguette di tradizione francese con poolish;
ciabatta metodo diretto;
pane mediterraneo;
pane con fiocchi d'orzo;
croissants;
brioche al burro;
cornetto all'italiana;
pan Brioche;
torta di porri con le noci in pasta sablé;
tartellette alle melanzane in pasta sablé.

Con alcune foto vogliamo farvi vedere i prodotti finiti, purtroppo non è possibile trasportarvi i profumi presenti in sala nel momento in cui sono usciti dal forno.

 Ciabatta metodo diretto




Cornetto all'italiana e baguette francese
Sezione del cornetto all'italiana


Pasta sablé con melanza porri e noci


Ringraziamo l'Associazione Italiana Food Blogger, per averci dato questa meravigliosa opportunità, per aver organizzato in maniera impeccabile, come sempre, questa magnifica giornata.

Marianna ed Erica




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Clafoutis pere e cioccolato


Eccoci a ottobre, velocemente l'anno sta andando verso la fine, in attesa di un altro Natale pieno di luci, dolci e regali...ma nel frattempo cosa ci propone Re-cake? Beh non si poteva che scegliere uno dei frutti di stagione e cioè le pere...dolci e succose, in abbinamento al cioccolato che ha sempre il suo perchè.
Questo mese mi sono ispirata al post di Giulia e al suo bellissimo blog Pepper's Matter  

http://www.re-cake.blogspot.it/2015/10/clafoutis-pere-e-cioccolato-re-cake-08.html


Nella mia versione rigorosamente fedele all'originale, ho proposto nelle mono porzioni, perfette per la colazione o per la merenda, accontagnato da un'ottima tazza di thè...Enjoy

Ingredienti
(per 6 monoporzioni diam. 10)
400 gr di pere
50 gr di cioccolato fondente in gocce
200 ml di latte fresco
200 ml di panna fresca
2 uova
2 albumi
150 gr di farina 0
125 gr di zucchero semolato
1 bacello di vaniglia
burro q.b.
sale q.b.
zucchero a velo q.b.

Procedimento
Per prima cosa tagliare le pere a fettine e mescolatele con 25 gr di zucchero.
Disponetele in una tortiera precedentemente imburrata.
In una terrina setacciate la farina, unite il restante zucchero, i semi della bacca di vaniglia e il sale.
A parte, invece, sbattete la farina, unite il restante zucchero quindi agli ingredienti secchi e mescolate con cura.
Aggiungere il latte, la panna e versate il composto sulle pere.
Cospargete con le gocce di cioccolato e infornate a 180° per 35 minuti circa.
Una volta cotto il clafoutis, lasciar intiepidire e cospargere con abbondante zucchero a velo, quindi servire.





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13 ottobre 2015

Fagiano ruspante all'uva dei colli euganei


Questa ricetta partecipa al Contest “Le Ricette del cuore”, indetto da Ricettario Tipico.

http://www.ricettariotipico.it/le-ricette-del-cuore-finalita-e-regolamento/


E' ritornato l'autunno e con lui si sono riaccesi i forni e le vecchie pentole di terracotta sono state rimesse sopra i fornelli, per chi è più fortunato sopra la stufa.
Mi ritengo fortunata per due motivi, il primo perchè ho una stufa a legna e il secondo perchè ho la mia spacciatrice di animali da cortile.
Come spesso succede nelle famiglie venete, si ha l'orto e il pollaio. Ebbene questa fragile signora che abita tra i colli euganei ogni anno mi chiama e mi dice...Erica tiro il coo ae gaine...che in italiano vuol dire che è arrivato il momento di tirare il collo a galline, polli, fagiani, anitre, ecc...
Le faccio la lista di quello che voglio e nel giorno stabilito vado a ritirare il tutto.
Durante tutto l'anno quindi posso avere a disposizione della carne che non solo è a km 0 ma che scorazzava per il cortile.
Mi vado a prendere intanto il fagiano e le chiedo se posso prendere qualche grappolo della sua meravigliosa uva, visto che lei fa anche il vino, purtroppo non ha più uva fragola che avrebbe donato alla carne un sapore dolciastro.
Detto fatto mi porto a casa tutto l'occorrente per preparare questo splendido arrosto.

Igredienti:
1 fagiano a pezzi
10-15 acini di uva mista nera e bianca
1 spicchio di aglio
1 costa di sedano
1 carota
1 cipolla
500 ml di brodo vegetale
mezzo bicchiere di vino bianco secco (io ho usato il suo vino)
sale e pepe
olio evo



Procedimento:
Pre prima cosa preparare il brodo vegetale, utilizzando mezza carota, mezza gamba di sedano, mezza cipolla.
Tagliare a dadini piccoli il resto delle verdure che saranno utilizzate per il soffritto.
In una teglia grande da arrosti, per chi ce l'ha di coccio, preparare il fondo di cottura aggiungendo un po' di olio di oliva.
Una volta che il soffritto è pronto aggiungere i pezzi di fagiano e lasciar rosolare bene da entrambi i lati, per questa operazione serviranno circa 15 minuti.
Quando il fagiano sarà bel rosolato, aggiungere il mezzo bicchiere di vino bianco e lasciar evaporare.
Ad evaporazione avvenuta aggiungere 3-4 mestoli di brodo e uno spicchio di aglio.

Lasciare che il brodo cominci a bollire, abbassare il fornello e procedere con la cottura per 1,5 ore circa, in base anche alla grandezza della carne.
Girar la carne di tanto in tanto.
Se serve aggiungere del brodo.
Regolare di sale e pepe.
Quando mancano 15 minuti circa alla fine della cottura aggiungere gli anici di uva.

Accendere il forno a 180°C disporre tutta la carne, il fondo di cottura e gli anici di uva in una pirofila  e passare in forno per 15-20 minuti per far rosolare bene la carne.

Servire ancora caldo accompagnato da una polentina bianca morbida.





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12 ottobre 2015

Zucca & Co...



Adoro ottobre perchè è il mese della zucca, che per me è un alimento fondamentale della mia cuina autunnale...Vellutate e minestre, pane e tortelli, tutto basta che sia zucca.
Ho la fortuna di abitare in campagna quindi le zucche a km 0 non mancano di sicuro.

Oggi per esaltare questoo alimento e dare il ben venuto alla stagione autunnale propongo una pizza bianca con pecorino D.O.P. prosciutto crudo di Montagnana, zucca caramellata, fichi e per finire un piccolo tocco segreto...qualche goccia di miele al tartufo.

Che dire è un'esplosione di sapori.
La sapidità del pecorino e del crudo contrasta con il dolce della zucca e dei fichi, che si legano splendidamento con il miele al tartufo.





Ingredienti:
300 gr di farina tipo 1
2 gr di lievito di birra fresco
q.b. di acqua
1 cucchiaio di sale
mezzo cucchiaino di miele
1 cucchiaino di olio evo
200 gr di mozzarella
3 fichi viola maturi
50-60 gr di scaglie di pecori D.O.P. toscano
4 fette di pruscitto crudo di Montagnana
5 gocce di miele al tartufo
50 gr di zucca caramellata



Procedimento:
Impastare farina, lievito, miele con l'acqua fino ad ottenere un impasto ben incordato e abbastanza solido.
Mi raccomando il sale va messo a metà impasto quando il lievito è già stato assorbito.

Formare una palla e lasciare lievitare l'impasto ad una temperatura di circa 25°C per 12 ore.

Dopo 12 ore riprendere l'impasto e fare 2-3 pieghe di rinforzo.

Rimettere il tutto a lievitare per altre 12 ore.

Accendere il forno a 250°
Stendere la pasta, tagliare la mozzarella a cubetti, disporla sulla pizza.
Infornare per circa 15 minuti



Per la zucca caramellata:
Tagliare la zucca a cubetti di circa 1 cm.
Cuocerli al vapore
Una volta cotti, salate leggermente e fateli saltare in padella con un goccio di olio di oliva



Togliere la pizza dal forno aggiungere i fichi tagliati, i cubetti di zucca, il crudo, io l'ho disposto a rosellina. Finire con il pecorino scagliato e le gocce di miele al tartufo.

Potete accompagnare la pizza con una buona birra artigiana, o perchè no con un bel bicchiere di pecorino di Ascoli Piceno.

Questo pizza bianca si presta a tutte le modifiche in base alla verdure disponibili in stagione.

Ottima anche con i broccoli e la pancetta.
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8 ottobre 2015

Gnocchi farina di nocciole e parmigiano reggiano



Con questa ricetta partecipo al contest 4 Cooking indetto dal Parmigiano Reggiano

http://4cooking.parmigianoreggiano.com/




Il Parmigiano, io lo considero un patrimonio mondiale, insostituibile.
Si presta a realizzare ricette di qualsiasi tipo, antipasti, primi, secondi spingendoci fino ai dolci.
Oggi ho voluto attingere alla tradizione della mia regione il veneto per proporre questa ricetta rivisitata, gnocchi di patate, farina di nocciole e parmigiano.
Ho pensato di dare a questi gnocchi una forma diversa dal solito, gli ho fatti come degli "ovis mollis", mi piaceva l'idea di un piccolo incavo per accogliere il condimento, una foduta di parmigiano reggiano.
Come sapete per gli gnocchi c'è una ricetta base ma varia molto in base a quanto le patate rilasciamo umidità.

Ingredienti per gli gnocchi
500 gr di patate schiacciate
100 gi farina di nocciole
farina tipo 1 q.b.
100 di parmigiano reggiamo 36 mesi grattuggiato
Ingredienti per la fonduta
100 gr di panna fresca
100 gr di parmigiano reggiano 24 mesi
  50 gr di parmigiano reggiano 36 mesi

Procedimento
Lavare le patate e metterle a bollire intere con la buccia in una pentola.
Quando le patate saranno cotte (difficile individuare il tempo, che varia in base alla grandezza delle patate) sbucciarle e schiacciarle con lo schiaccia patate.
Quando avrete schiacciato tutte le patate aggiungere, farina di nocciole e parmigiano e cominciate ad impastare, aggiungete la farina bianca man mano che l'impasto lo richede.
Dovrete ottenere una impasto solido ma non appicicaticcio.
Quando l'impasto è pronto dividerlo in pezzi.
Per ogni pezzo fate un serpente e tagliate dei tochetti e formate delle palline di circa 2 cm di diametro.
A questo punto potete dare agli gnocchi la forma che più vi piace, io ho pensato di farli come degli ovis mollis, con un piccolo incavo al centro così che il condimento si depositi dentro.


A questo punto preparare il condimento.
Ho pensato di prepare una fonduta di Parmigiano Reggiano 24 mesi grattuggiato.

Procedimento per la fonduta
Mettiamo la panna, in una ciotola d’acciaio, aggiungiamo il Parmigiano Reggiano, la proporzione tra questi due ingredienti dev’essere quasi uno ad uno.
Ponete la ciotola su di una pentola con al suo interno acqua calda quasi in ebollizione. Lavoriamo con la frusta, fino a quando il composto risulterà vellutato e piacevole al palato, l’unica attenzione che dobbiamo prestare in questo caso è quella di non superare mai gli 80°C altrimenti la nostra crema risulterà “ farinosa” a causa di una reazione del formaggio.



Lessare abbondante acqua, quando prende il bollore salarla e toffateci dentro gli gnocchi.
Quando verranno a galla saranno pronti.
Condire con la fonduta e servire con una spolverata di farina di nocciole e pepe.


Buon Appetito
 

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5 ottobre 2015

Alla scoperta dei Bisi di Baone sui colli Euganei (PD)

http://www.aifb.it/cibo-e-cultura/food-trotter/i-bisi-di-baone-sui-colli-euganei/

Oggi vi porto alla scoperta dei bisi di Baone, leggete l'articolo che ho scritto per Associazione Italiana Food Blogger. 


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4 ottobre 2015

Lo schizoto della nonna


Con questa ricetta partecipo al contest indetto da Cucina Semplice in collaborazione con Grandi Molini Italiani.


Nella mia famiglia era tradizione alla domenica andare a pranzare dalla nonna paterna.
La nonna viveva fuori dalla mia bellissima cittadina, Este, in provincia di Padova. 
Una bella casa con giardino ed orto... era tradizione avere sulla tavola la pasta fresca fatta in casa che dalle mie parti si chiama lasagne e l'arrosto. La nonna sapendo che adoravo il pollo me lo preparava accompagnato da patate arroste. Sulle tavole appariva, immancabile, anche lo "Schizoto" pane tradizionale della bassa padovana, che si prepara per il pranzo della domenica e senza lievito.
La tradizione vuole che la pagnotta fosse cotta nella stufa a legna o nel camino, coperto con un "quercio", che non è altro che un coperchio di ferro rotondo con un diametro più o meno grande alto circa 10-15 cm, che veniva utilizzato per coprire il pane e ricoperto di "bronse" cioè braci infuocate... in questo modo il pane si cuoceva lentamente acquistando un colore dorato e formando una crosta croccante. Vi lascio solo immaginare il profumo...
Mia nonna quindi prima di cuocere lo schizoto accendeva il camino e prepaprava le brose.
Camminando per strada la domenica mattina si fondevano i profumi del pane che si stava cuocendo con i profumi degli arrosti e dei dolci.
 
La ricetta tradizionale è fatta con lo strutto, oggi sostituito con dell'olio di oliva.

Altra peculiarità dello schizoto era quella di avere all'interno i ciccioli di maiale.
I ciccioli sono un prodotto alimentare ottenuto dalla lavorazione del grasso di maiale nella preparazione dello strutto.

Oggi purtroppo questa tradizione si sta perdendo, vuoi perchè sono rimasti in pochi ad avere a casa un maiale per il fabbisogno della famiglia, vuoi perchè cerchiamo di mangiare sempre più leggere e magro.

Questo pane oggi lo si può trovare farcito con pancetta, olive, cipolle, ecc..

Io ho deciso di presentarvi una pagnotta classica, fatta con le tradizionali linee oblique e la versione farcita con speck per renderlo un po' più saporito e adatto ad accompagnare i formaggi.

Ingredienti:
500 gr di farina 
100 gr di strutto
5 gr di zucchero
sale
acqua q.b.

Procedimento:

Impastare la farina con lo strutto, acqua e il lievito, dopo aver incorporato il lievito aggiungere il sale.
Chi vuole preparare lo schizoto farcito è in questa fase che aggiunge, pancetta, olive, cipolla, ecc.

Lasciare il tutto a lievitare fino al raddoppio coperto con un canovaccio.

Riprendere l'impasto formare una cerchio spesso circa 3-4 cm e con un coltello molto affilato formare delle strisce incrociate, una volta cotto le scrisce serviranno da guida per tagliare dei rombi.

Infornare a 250° per i primi 15 minuti, abbassare poi a 180° per altri 30 minuti o fino a quando il pane sarà ben dorato e croccante. Controllare bene anche il fondo che sia ben cotto.



Dello schizoto esiste anche la versione senza lievito e leggermente dolciastra, aggiungendo delle zucchero semolato fino ad un max di 70 gr. Per questa versione si aggiungono anche 3 uova e si toglie l'acqua.

Quando arrivano dalla nonna correvo in casa e dicevo "nonna, nonna hai sfornato lo schizoto? dai che ti aiuto" quello era il mio compito, aiutavo nonna a sfornare la pagnotta e avvolgerla in un canovaccio perchè doveva restare calda...
Con il nonno poi lo tagliavamo a rombi. 

Lo schizoto è stata la prima ricetta che ho realizzato a 10 anni e da li è nata la mia passione per la cucina.

Questa ricetta è dedicata alla mia nonna che ormai ha 95 anni ma non cucina più...



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